Murmanskaya, l’incontro col cartello
August 21st, 2007“Zzzz… Lucia, mi senti? ZZZzzz.. Si, forte e chiaro. Hai visto? cosa? Ma come, il cartello a bordo strada. Frenaaaaaaaaaa!!!!“ Ci siamo, il nostro viaggio nel viaggo inizia ora, 1377 Km da Murmansk, 3500 Km da casa.
Siamo sulla Murmanskaya. Ha appena smesso di piovere, la tiepida luce del sole che si fa spazio tra nuvole nere come il carbone, illumina un cartello scolorito la cui indicazione in cirillico e’ inconfondibile. Murmansk 1377 Km.
Il cuore mi si ferma per un’attimo, come un flashback cinematografico, prendendo a braccetto il mio cervello fa un salto indietro nel tempo di circa quattro anni.
Non e’ lo stesso cartello che vidi stando seduto sul mio cbr mezzo infangato dai km percorsi da Mosca a San Pietroburgo, ma non ne siamo molto distanti.
Quest’emozione mi coglie un po’ impreparato. Stiamo cercando la direzione giusta, la strada principale ci sta portando fuori rotta e all’improvviso una statalona seminuova ci corre sopra la testa. Sotto di lei, al cospetto dei nostri visi increduli, il cartello indicante la nostra meta. “ZZzzz… Ora l’hai visto. Si, mammamia. “
Un cartello insignificante per molti, ma che per noi e le nostre moto assume il sapore d’un’avventura immensa.
Il valore d’un viaggio si misura anche nel peso che si da ad ogni singola cosa. Il sorriso di un negoziante, la sua faccia incredula quando ti impegni ad incollare una serie di suoni incomprensibili tentando di pronunciare la parola “grazie”. Si sente un viaggio grazie alla fatica per cercare un posto dove dormire. Si misura oscultando i battiti cardiaci in aumeto quando una renna impaurita t’attraversa la strada d’improvviso.
Senti il viaggio rispettando un ciclista che fatica lungo il tuo percorso. Respiri aria di “viaggio” quando lontano migliaia di km da casa, riesci a rimanere incantato davanti ad un cartello blu, indicante la tua destinazione lontana tanto quanto distano Milano e Palermo.
Percorro il cavalcavia che ci conduce alla statale M18 con il rispetto che si presta quando si entra in una chiesa.
Non posso smettere di pensare alla mia moto. Scalando marcia per affrontare la piccola salita penso alla sua eta e a quanto mi sto legando ad ogni suo atteggiamento.
L’arrancare sulle pendenze, il placido viaggiare a 110 in autostrada. Il rumore dolce del suo motore, interroto raramente dal clack clack del cambio.
Sbircio con la coda degli occhi le sue linee filanti, cosi’ tipicamente anni ottanta, cosi’ poco moderne. Fortunatamente, in un mondo che vive ormai esclusivamente d’immagini cosi’ poco commerciali.
Ogni tanto le dedico una carezza al serbatoio, voglio portarla a casa con il ricordo di quest’esperienza nata con l’acquisto fatto solo due mesi prima.
Penso al libretto di circolazione che mi tengo in tasca tra il passaporto e la marea di documenti che ci hanno consegnato in dogana.
Quando lo vidi per la prima volta mi parve realmente un papiro dell’eta egizia. Sono in quinto propietario. Chissa’ quanti giri ha gia’ fatto il suo contachilometri. Me ne frego. Io sto imparando a conoscerla, pregi e difetti di pilota e moto saranno sinceri.
Arrivo alla fine del cavalcavia, i pensieri prendono la direzione nord, iniziamo a percorrere la Murmanskaya alle undici passate. Sono ancora sudato a causa delle corse fatte nel parcheggio dell’ostello di San Pietroburgo. Ridendo tra i baffi per quella situazione tragicomica; dovuta alla completa assenza nel nostro vocabolario internazionale della benche’ minima parola di Russo; ci apprestiamo a percorrere i primi chilometri d’asfalto che ci separano da Murmansk.
Le buche appaiono subito evidenti, km dopo km spero che le brillanti saldature fatte prima in Polonia e poi in Lituania non mi abbandonino proprio ora che pare non esserci piu’ nulla nel raggi di km e km.
“ZZZzzzz… Lucy, ci sono ancora le borse?” Chiedo impaziente di risposta dopo ogni buca. Lei, mi conforta ripetendomi piu’ volte con quel classico accento Toscano : “zzzzzzZZ … MahH! ora parehH di sihh, ma vai pianinohhh!!! te c’haiii hapito???” come fare a non rendersi conto d’esser veramente lontano da casa confrontando il duro accento Russo con il caldo parlar nostrano? Ad ogni buca, un confronto linguistico, ad ogni chiamata alla radio corrisponde un gran sorriso.
Sono felice. VIaggio ad 80 Km all’ora, in sella ad un sogno. Agli specchietti vedo una ragazza straordinaria. Mancano solo 1377 km alla nostra citta’. Peccato, ne vorrei percorrere almeno il doppio.
Scaricate il Diario in Formato PDF. Questo è stato realizzato facendo un collage dei messaggi che ho inviato giorno per giorno via mail al sito.
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